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Il Palio di Castelfranco 2000

(Con la collaborazione del gruppo per il Palio)

Il gruppo al completo in una foto del 1998

IL GRUPPO SPONTANEO " PER IL PALIO DI SAN FLORIANO" SI COSTITUISCE ALL'INIZIO DEL 1997 SU INIZIATIVA DEL COMITATO FRAZIONALE, PER ADERIRE ALL'INVITO DEL "COMITATO PALIO" DI CASTELFRANCO VENETO, CHE INTENDEVA (ORGANIZZARE UNA RIEVOCAZIONE STORICA DELLA NASCITA DEL CASTELLO FRANCO (XIII SECOLO). DA SUBITO HA INCONTRATO L'ENTUSIASMO DI COMPAESANI CON ETA' E INTERESSI DIVERSI. 

UN GRUPPO DI GIOVANI SI E' ATTIVATO  PER FORMARE UNA SQUADRA DA ISCRIVERE AL "CASTEL D’ AMORE” (E’ LA SFIDA VERA E PROPRIA DOVE LE VARIE FRAZIONI E I BORGHI, SUPERANDO DIVERSI OSTACOLI, DEVONO RAGGIUNGERE PER PRIMI LA PROPRIA DAMIGELLA  SULLA TORRE DEL CASTELLO,  AGGIUDICANDOSI PER UN ANNO IL  "PALIO", CONSISTENTE IN UN DRAPPO DIPINTO DA UN NOTO ARTISTA DI CASTELFRANCO VENETO).  UN GRUPPO DI DONNE HA DEDICATO DIVERSO TEMPO PER CONFEZIONARE I COSTUMI DEI FIGURANTI, ALCUNI UOMINI SI SONO IMPEGNATI PER COSTRUIRE UN CHIOSCO,

 

DOVE POTER OFFRIRE PRODOTTI TIPICI DI QUELLA EPOCA.

 

E' STATO IDEATO IL QUADRETTO DEI PASTORI A RAPPRESENTARE LA VITA DI QUEL TEMPO.

DOPO QUALCHE MESE IL GRUPPO ERA PRONTO PER SFILARE NELLA PRIMA EDIZIONE DEL "PALIO DI CASTELFRANCO (9/97).

AD IMPREZIOSIRE IL GRANDE LAVORO SVOLTO LA SORTE HA SCELTO UN NOSTRO PAESANO AD IMPERSONARE UNO DEI DUE "CONSOLI" PROVENIENTI DA TREVISO.  

NELLE QUATTRO EDIZIONI DEL "PALIO" SVOLTESI FINORA SAN FLORIANO NON HA MAI PRIMEGGIATO NEL "CASTEL D'AMORE" PUR COMPORTANDOSI EGREGIAMENTE, MA SI E’ SEMPRE FATTO VALERE NELLA RAPPRESENTAZIONE DEL "QUADRETTO DEI PASTORI",

 NELLA SFILATA DEI FIGURANTI CON DIVERSI BAMBINI E NELLA GESTIONE DEL CHIOSCO.

 

Il gonfalone di San Floriano

Il gonfalone del paese, costituito dai colori biancoperla con fascia centrale rossa, richiama i colori della famiglia Zorzi che aveva possedimenti in loco con una casa di campagna, probabilmente verso La fine del Medioevo.

L' ovale al centro si rifà alle origini della "villa", con la cappella sulla Postumia.

 

 

Il Palio 2001

Anche nel 2001 San Floriano ha dato il suo contributo al palio di Castelfranco.

Purtroppo non abbiamo ancora tutto il materiale per un reportage completo, ma pubblichiamo ugualmente due immagini della manifestazione, in attesa che il gruppo palio ci aiuti con foto inedite.

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COMPONENTI "GRUPPO SPONTANEO PER IL PALIO 2000" - SAN FLORIANO

 

FIGURANTI E COLLABORATORI

 

BORDIGNON BIANCA, CAMPAGNOLO BERTILLA E LINO, COLDEBELLA NANDINO E PATRIZIA, COMIN GIORGIA, DANIELI OSCAR, BARBARA, FABIO E MARIO, DE FAVERI FLAVIO, EMANUELA, DENIS, STEFANO, FABRIN FRANCO, FABRIN OSCAR FABRIN WALTER, GIGLIA ALESSIA E SERENA, GUGLIELMIN GINO E NATALINA, LAVANDER ELENA, LAVANDER FRANCO, LAVANDER MARTINA E MICHELA,  LORIATO DANIELE, LORIATO GALLIANO, MAGATON LINDA, MARTIN SERENA E LAURA, PASQUALETTO DANILO, ROSSL ANTONIO, SALVADORI GIUSEPPE E ELENA, SANTINON SILVANO E GIULIA, SCREMIN ALFREDO, SCREMIN NICOLA, SQUIZZATO CRISTIANO, TORRESAN ANTONIO, ZANELLATO ANGELO, ZANELLATO VIRGINIO

 

 

 

Che cosa è il Palio: (Testo dalla presentazione ufficiale del Palio)

IL CORTEO STORICO

10 settembre

 

Alcune centinaia di figuranti hanno il compito di far rivivere vicende e personaggi del lontano medio evo castellano (secoli 13° e 14°). Ogni quartiere e frazione provvede alta ricostruzione di alcuni quadri, fornendo la storia locale decisamente molti spunti in questo senso.

Tutto è stato curato con molta attenzione, soprattutto i costumi, ricostruiti sulla base di fonti iconografiche del tempo raccolte nell'area dell'intera Marca Trevigiana antica. Si tratta di una precisa scelta di correttezza storica che impone di fermarsi ben prima dei 'facili' costumi rinascimentali, ricchi di colori ed accessori vistosi e che abbondano in altre manifestazioni consimili. L'insieme è lo stesso molto vario e suggestivo con elementi di ricca quotidianità veramente coinvolgente. Pur nell'assoluto rispetto dei modelli, su tutto è stato lasciato spazio anche agli interventi personali delle sarte in modo da ottenere il tocco di individualità presente anche in origine.

 

Lo stesso discorso vale anche per stemmi ed altri emblemi araldici che cominciavano solo allora ad assumere forme codificate.

Ogni quartiere e villaggio sfila preceduto dalla propria piccola amministrazione ed è in questo solo caso che è stata estesa anche ai quartieri (o borghi) una struttura originariamente presente solo nei villaggi e data ai primi solo nella successiva epoca veneziana. Si tratta di una piccola licenza storica necessaria per dare rappresentanti ufficiali a tutti i partecipanti alla successiva gara del Castel d'Amore.

 

FIERA MEDIOEVALE

9 e 10 settembre

All'interno delle mura medioevali la scenografia è ancora abbastanza simile a quella di un tempo. Nelle due vie principali e in quelle secondarie, bancarelle di vado tipo offrono merci e cibi tradizionali, in gran parte simili se non uguali, a quelli del '300. L'aria risuona di voci e rumori che da tanto tempo abbiamo dimenticato e in mezzo alla folla gruppi di figuranti, personaggi in costume e soldataglia varia provvedono a ricreare quadri di vita di un tempo che fu: sembra proprio di muoversi, noi uomini del 2000, in una specie di viaggio nel tempo, in mezzo a gente comune di ottocento anni fa. Giovani e menestrelli danzano e cantano, bambini sgusciano tra la folla intenti ai loro semplici giochi, artigiani svolgono il proprio mestiere nelle piazzette e sotto i portici. Anche la moneta da usare nelle taverne e ai vari banchi di vendita si ispira all'originale: certo è più grande del 'grosso' di un tempo e non è certo d'argento puro, ma il disegno che ne decora le due facce è rigorosamente uguale all'antico. Il cambio, ovviamente, si fa presso gli appositi 'banchi' in cui, sotto la sorveglianza di una adeguata scorta armata, si può provvedere a cambiare le nostre lirette con i 'grossi' in circolazione nella fiera ( ... niente paura, si possono usare tranquillamente anche le lire attuali ... ).

Ah, non sarà male, mentre si passeggia, stare attenti a qualche testa calda che si lascia trascinare in duello: le armi sono vere e non sempre le guardie del castello riescono a separare in fretta i contendenti.

Insomma, è una specie di grande gioco in cui calarci per assaporare suggestioni ed atmosfere sparite da motto tempo ma che pure hanno rappresentato il mondo in cui si sono mossi i nostri antenati e che costituiscono le radici da cui il nostro ha preso la propria linfa vitale.

 

 

 

 

LE SQUADRE PARTECIPANTI AL CASTEL D'AMORE

Salvarosa (vincitrice del Palio 1997), Campigo, Quartiere Verdi, Villarazzo, Bella Venezia, Borgo Bassano, Borgo Asolo, S.Floriano, Salvatronda, Borgo Padova-S.Giorgio, Treville, S.Andrea‑Soranza, Quartiere Valsugana (vincitrice del Palio 1999).

 

 

L'ASSEDIO AL CASTELLO

Un castello veniva conquistato molto raramente con un semplice assalto La superiorità della difesa sull'attacco fu praticamente schiacciante per quasi tutto il medioevo a causa della scarsa efficacia delle armi da lancio dell'epoca. Non rimaneva quindi che l'assedio per tentare di impossessarsi di una fortezza: i difensori dovevano credere di non avere speranza netta loro resistenza, dovevano essere presi dalla paura di rimanere senza viveri e di non ricevere rinforzi in tempo. Non era facile raggiungere questo obiettivo pertanto i loro nervi andavano scossi con assalti preceduti dallo scavo di mine (gallerie) e dal lancio di proiettili di notevoli dimensioni mediante strumenti simili alle catapulte come i mangani o i trabucchi, il tutto nella speranza di demolire almeno parzialmente le difese del castello.

Le truppe assedianti impegnavano però la maggior parte del tempo nella sorveglianza degli accessi alla fortezza (che non entrassero rifornimenti o ne uscissero a sorpresa i difensori), nette attività di addestramento per mantenere intatto il livello di preparazione militare e per tentare di demolire il morale degli avversari: a questo scopo le gare sotto il naso degli assediati andavano benissimo  peccato che gli altri facessero lo stesso!

... E così, fuori ci si dava da fare per far paura e danni, dentro al contrario ci si ingegnava per non farsi sorprendere e per ridurre al minimo i disagi.

 

IL CASTEL  D'AMORE

Nel mondo cortese del XIII secolo, erano molti i divertimenti pubblici in cui la migliore gioventù si cimentava per dimostrare la sua valentìa e la sua forza.

Normalmente il nostro pensiero corre subito a giostre, tornei e gare di cavalli ma molto più diffuso di quanto non si pensi comunemente era il gioco del Castel d'Amore. Si trattava di un castello fittizio, in legno, adornato con fiori, pelli e stoffe preziose in cui venivano rinchiuse nobili damigelle col compito di difenderlo dagli assalti di baldi ed altrettanto nobili giovanotti che, pur bardati come se partecipassero ad un vero assalto, dovevano però conquistare il cuore delle dame in una gara di continue cortesie e raffinatezze.

Scopo del gioco era convincere le belle castellane ad arrendersi a chi più si mostrava esperto nel gioco dell'amor cortese.

Non conosciamo molto di più su questo gioco, ma esso era particolarmente vivo nella Marca Trevigiana e rimase famosa la gara svoltasi a Treviso nel 1214 perché, siccome sempre di gara si trattava, l'eccesso di agonismo dei partecipanti portò a gravi offese fra i concorrenti.

I padovani stracciarono la bandiera dei veneziani e questi tentarono subito di lavare nel sangue l'offesa ricevuta e, sguainate le spade, scatenarono una zuffa generale. Come spesso succede, su quella che poteva essere una banale (anche se grave) lite di gioco, si innestarono le rivalità fra città e città e si giunse alla guerra vera e propria.

Il gioco moderno si presenta come la rivisitazione di un vero assalto, con prove di resistenza e di abilità che ricreano le difficoltà effettive: l'attraversamento del bosco o delle 'fratte', quello del torrente, del fossato, la scalata alle mura. Ma anche qui, come un tempo, il castello è provvisorio, in legno, e ad accogliere i più valorosi dei concorrenti c'è una dama graziosa e gentile.

 .......... Il castello è fittizio solo perché la sovrintendenza alle Belle Arti ha giustamente vietato l'uso di quello vero per

motivi di sicurezza (delle mura più che degli uomini)!

IL GIOCO

Le squadre partecipanti, una per borgo, composte da quattro giovani guidati da un cavaliere, si sfideranno in un percorso irto di difficoltà quali l'attraversamento del bosco, il guado delle paludi, il superamento del fossato, Lo scavo della mina (o galleria) e l'abbattimento della porta del castello. Tutto ciò allo scopo di raggiungere la torre dove attendono quattro dolci damigelle.

Le squadre inoltre saranno attrezzate di scala e di ariete utili a superare gli ostacoli; il cavaliere porterà con sé lo scudo ed il vessillo che sarà consegnato alle damigelle.

Le squadre si sfideranno in quattro corse eliminatorie e i primi arrivati accederanno alla finale che assegnerà il Palio del Castel d'Amore, opera eseguita e donata dall'artista Vinicio Momoli.