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"La nostra storia, il nostro presente"

S. Floriano era anticamente un borgo di pastori, accampati lungo la via Postioma, antica via romana, fatta costruire dal console Spurio Postumio nel 147 AC. Tale strada collegava l'Istria con Genova, attraversando la pianura in tutta la sua lunghezza e passando per Vicenza e Verona. Per la sua rettilineità e lunghezza, doveva essere stata un' arteria di grande importanza per l'epoca, attraversando territori impervi e paludosi, nonchè insicuri per la presenza di briganti e animali selvatici. Poco distante dal paese, vi è l' incrocio con la via Aurelia, anch'essa di costruzione romana, importante via di collegamento tra Asolo (ACELUM) e Padova.

Attualmente si conservano circa 30 km dell'originario tracciato, interrotto e deviato in più punti, da "Bella Venezia" fino a Maserada sul piave. Guardando con attenzione una carta stradale dettagliata però, si possono intravedere molti tratti discontinui, anche dopo quelle due località.

In Istria, nel probabile luogo di partenza della strada, sorge oggi la città di Postumia, famosa per le sue grotte.

Clicca qui per vedere una mappa stradale aggiornata: 

Fulcro iniziale della storia di S.Floriano doveva essere un piccolo tempio dedicato al Santo martire (capitello), sorto probabilmente sui resti di un altro piccolo altare pagano. Il tempietto, come attualmente la chiesa sorta sui suoi resti, si trovava proprio sul tracciato dell'antica via, costituendo una sorta di spartitraffico al centro delle due corsie.

La tomba originale del martire pare si conservi nell'omonima abbazia nel nord dell' Austria.

Tale tempietto sopravvisse nei secoli, costituendo da punto di aggregazione per gli abitanti, dai tempi delle scorrerie dei barbari fino a quelle di Ezzelino da Romano, sotto la dominazione dei Castellani, dei Trevigiani, dei Veneziani, Spagnoli, Francesi...

Successivamente, le abitazioni fatiscenti dei pastori furono sostituite da abitazioni in muratura, una delle quali era probabilmente un antico convento, un "distaccamento" della ben più ricca e importante Pieve di Castelfranco V.

I resti di quel convento si possono ancora oggi vedere nella casa "Zanellato". L'opera di quei monaci fu fondamentale per il risanamento della zona e per la costruzione di una rete di canali, che ne permise la coltivazione e l'affrancatura da zona selvatica e malsana.

Abbiamo raccolto anche altri documenti sulla storia di San Floriano, li proponiamo in versione integrale in onore degli autori, per vostra maggiore conoscenza:

Grazie alla collaborazione di Giulia Tasca

San Floriano sorse sulla via Postumia grazie a un piccolo agglomerato di “casette” costruite da ex legionari dell’esercito romano ai quali l’impero aveva assegnato, in cambio del loro servizio, alcuni appezzamenti di terreno.

IL NOME

I soldati romani costruirono anche una cappella dedicata a San Floriano, un soldato martire in Germania presso Stoccarda sul fiume Enz.

Un’altra tradizione tramandataci afferma che il nome proviene da un capitello, costruito sulla Postumia dai pastori del luogo e dedicato a San Floriano, patrono degli animali.

STORIA

Nel 1279 San Floriano appare per la prima volta registrato sulla carta come feudo di Castelfranco Veneto.

Nel 1314 si ritrova nelle memorie trevigiane come “Villa di San Floriano sulla via Postoyna”.

Nel 1379 il Vescovo di Treviso investiva del feudo gli Zorzi, riservandosi la prebenda di £ 10.

Nel 1469 finita ormai la chiesa questa veniva consacrata

Nel 1528 fu eseguita da Francesco Bissolo la pala dell’altare maggiore

Nel1539 fu restaurata la casa canonica

Nel 1608 fu istituita la Mansioneria Balbi che presto scomparve. In casa Balbi c’era un’iscrizione in ricordo della prima bretella giunta a San Floriano: “cavata dal Piave a Visnà di Pederobba

Nel 1622 la chiesa aveva tre altari: il primo scolpito in legno dorato col dipinto del Bissolo, il secondo dedicato a San Rosario can Confraternita eletta il 2 settembre 1622 (venne poi cambiato il titolo con quello di “maternità”), il terzo dedicato al Nome di Dio, a Sant’Antonio abate e a Sant’Antonio da Padova.

Nel 1802 le truppe francesi invadono e saccheggiano il paesino e la chiesa. nel 1845 con il consenso della popolazione il parroco costruì su quella vecchia, l’attuale chiesa. Il 21 Aprile 1846 fu benedetta la prima pietra. Il progetto era di una castellano (Antonio Barea). E’ in stile neoclassico ad unico vaso, è suddivisa in tre navate regolate da una partitura ionica.

Nel 1854 fu benedetto il cimitero

Nel 1863 fu restaurata la canonica e cinta di muro

Nel 1865 fu iniziata la costruzione del campanile alla quale parteciparono tutti gli abitanti

(INFORMAZIONI TRATTE DA “CASTELFRANCO VENETO E IL SUO TERRITORIO NELLA STORIA E NELL’ARTE” di Giampaolo Bordignon Favero)

 

Ancora lavoro di Giulia

San Floriano era una piccola villa (villaggio) sotto la giurisdizione del podestà di Castelfranco Veneto.

Alla fine del XV secolo tutta la podesteria di Castelfranco (in tutto 28 ville) viene suddivisa in quattro colmelli: COLMEL DI PIOMBIN, che comprendeva Brusaporco (attuale Castelminio), Santo Andrea, Monastiero, Campretto, COLMEL DI VEDELAGO che comprendeva Salvatronda, Albaredo, Casacorba, San Floriano, Salvarosa, COLMEL DI RIESE che comprendeva Fanzolo, Spineda, Vallà, il Borgo verso Asolo, il Borgo verso Treviso, il Borgo dalla Pieve, COLMEL DI GODEGO che comprendeva Manzolino, Loria, Poggiana, Ramon, San Martino di Lupari, Poisolo, Villarazzo, Bessica, Castion.

Questa suddivisione viene profondamente modificata nel XVII secolo quando le ville furono riunite in tre quartieri: QUARTIER DI CAMPAGNA che comprendeva Albaredo, Casacorba, Fanzolo, Riese, Salvarosa, Salvatronda, San Floriano, Vallà, Vedelago, QUARTIER DE SORA che comprendeva Bessica, Godego, Loria, Manzolino, Poggiana, Ramon, San Martino di Lupari, Spineda, QUARTIER DE SOTTO che comprendeva Brusaporco, Campigo, Monastero, Piombino, Resana, San Marco, Sant’Andrea, Treville

San Floriano non è mai stato un grande paese e a quel tempo era una delle più piccole ville della podesteria.

Queste sono le prime misurazioni rinvenute:

1542-1561 estensione in campi: 584 su un totale di 28673

1700-1714 estensione in campi e quarti: 656.1.1/2 su un totale di 35244.3.1/2

1734 estensione in campi e quarti: 932.0 su un totale di 32760         1734 popolazione: 280 abitanti su un totale di 16285

Verso la metà del 1500, con un aumento della popolazione, cominciò a farsi sentire il problema della fame: i campi erano ghiaiosi e aridi, impossibili da coltivare oltre i 50 cm. La difficoltà di coltivazione, non solo per San Floriano ma anche per le altre ville, era dovuta soprattutto alla scarsa quantità di acqua, viene quindi progettato per tutta la podesteria un complesso sistema idrico. Il 18 settembre 1761, dopo l’esito positivo di una supplica avanzata dai fratelli Balbi, vengono finalmente condotte acque per l’irrigazione di 100 dei 900 campi di loro proprietà nella zona. I Balbi chiedono di poter deviare una parte delle acque del Brenta e, dopo un percorso di 20 km con tutte le possibili diramazioni, farle giungere a San Floriano.

Una volta aumentata la portata d’acqua, fu costruito nella zona nord-occidentale (Il Borgo) di San Floriano un mulino a quattro ruote (il famoso “Muin de fero”).

 

Dal volantino ufficiale del Palio di Castelfranco:

La storia

A cinque chilometri e mezzo dalle mura del castello, sulla "Via Postumia", in direzione Aquileia, attorno ad una cappella eretta già dai soldati romani accampati nel "castrum" verso "Videlacum" vive un borgo, una villa con un centinaio di pastori e contadini. E' la villa di San Floriano, dal nome del soldato romano venerato nella cappella, e si trova sotto il feudo di Castelfranco. La vita si svolge sempre uguale tra il pascolo e la coltivazione della terra, difficile per la mancanza di irrigazione. La monotonia è interrotta solamente dal passaggio sull'antichissima via di pellegrini provenienti dall' oriente, che talvolta sostano per qualche tempo nella villa di San Floriano, perché vi trovano qualcosa di familiare. Hanno già incontrato, infatti, nel loro cammino la stessa immagine del soldato romano Floriano, venerato in altre cappelle, prima e dopo Aquileia. Nelle tiepide serate della tarda primavera il borgo, attorno ai capifamiglia, si ritrova ad ascoltare le storie e le avventure raccontate dai pellegrini: inizia così a nascere la cultura popolare, e una vocazione di frontiera patrimonio per gli anni futuri. Un patrimonio che si è arricchito nel corso dei secoli successivi: la cappella è diventata una chiesa, come allora al centro della via Postumia. Al suo interno ancor oggi si può visitare l' antica tela del Bissolo, risalente al secolo XVI, raffigurante Maria in trono, con i santi Floriano, Liberale, co.Caterina e Barbara.

Dal '700

In un fondo di proprietà della famiglia Balbi, dove sorgeva una casa fino al 1600, quando a San Floriano arriva il primo canale Brentella, sorge nel 1700 una villa ad opera dell'architetto Francesco Maria Preti. Probabilmente è la sua casa di campagna, come testimoniato dallo stesso in una lettera al conte Riccati nel 1745, proprietario della Ca' Amata. Ancor oggi si può ammirare l'edificio ritornato ai Balbi e, successivamente, ai conti Giacomelli. Dal 1955 la proprietà è passata ai Canonici Regolari Lateranensi che ne hanno fatto il loro alunnato. I segni dell'antica villa sono riscontrabili nella facciata Sud, e nell'ampiezza e proporzione dei locali, oltre che nel pregiato parco storico ricco di piante rare.

Gli abitanti l'antico borgo, diventati oggi poco più di 1200, hanno tramandato nei secoli la devozione per San Floriano, ricordato il 4 maggio e nella popolare festa sportiva di tarda primavera

 

 

I destini di S.Floriano furono sempre legati a quelli di Castelfranco, come è logico aspettarsi, fortezza fatta costruire dai Trevigiani nel 1199 e punto di riferimento per tutta l'area.

Il Castello fu costruito dopo che i Trevigiani avevano appena vinto, due anni prima, i Bellunesi e l'anno prima i Friulani di Pellegrino II patriarca di Aquileia, in risposta alle loro scorribande dalle parti di Motta.

I trevigiani comprarono con denaro pubblico molti terreni, vicino al villaggio della Pieve, nei pressi del fiume Muson. Furono reclutati 500 maestri muratori e 1000 manovali, all'ordine del conte Schenella di Collalto. In 10 anni il lavoro fu completato.

Lo scopo della costruzione era la protezione di quei territori dall'influenza dei vicini Padovani e Vicentini, mai troppo tranquilli. In tutta risposta, questi costruirono la fortezza di Cittadella pochi anni dopo.

Il Castello fu costruito sopra gli alti terrapieni di un'antica fortificazione romana. Perciò ebbe forma quadrata, con due lati paralleli alla via Postumia, per la cui difesa era stata costruita l'antica opera.

Per trovare chi fosse disposto e adatto ad abitare il castello, un avamposto verso il nemico, e nello stesso tempo non venire a gravare troppo sulle casse dell'erario, il libero comune di Treviso decise di indire un bando: Chi era disposto ad abitare il castello e, in caso di necessità, parteciparne alla difesa, avrebbe avuto in proprietà (inalienabile, ma trasmissibile agli eredi, anche di sesso femminile, purchè con marito, o altro, che si assumesse gli impegni militari dell'eredità) una casa ed un podere, esenti (franchi) da imposte e tasse.

Da questa esenzione, il paese trasse il nome di Castelfranco, cioè Castello "franco" da imposte e tasse. Una tradizione ahimè persa con il tempo.

Il castello resistette a vari assalti e battaglie, contro Padovani, Feltrini, Vicentini ecc. I periodi di calma erano ben più radi di quelli di battaglia.

Nel 1339 il castello passa, con il comune di Treviso, nel territorio della repubblica di Venezia. Seguirono anni di battaglie e assalti, contro gli ungheresi di Ludovico e vari altri signorotti nordici, troppo bramosi di muovere le mani per poter saccheggiare i territori inermi.

Nel 1425, periodo un po' più tranquillo, si costruì la Brentella, utilissimo canale per l'irrigazione dei territori agricoli. Nel 1420 era stato costruito il "Paveion", costruzione porticata ancora oggi presente nell'angolo di piazza Giorgione, dedicato al mercato delle biade.

In quegli anni nasce il genio più rappresentativo della città, Giorgione, pittore famoso per le sue opere, esposte nei musei di tutto il mondo.

Seguono periodi con dominazione Spagnola con Massimiliano e Ferdinando D'Aragona, Francese, al seguito di quel vento di rivoluzione seminato da Napoleone, Austriaca, sotto gli amati-odiati Asburgo, fino ai giorni dei moti rivoluzionari, dell'indipendenza, della "Belle epoque", delle due grandi guerre, del fascismo e dei nostri giorni.

Solo in seguito, verso la metà del Settecento, venne edificata la chiesa attuale, dedicata sempre al martire omonime, opera dell'architetto A. Barea. All'interno si trova un'opera interessante tela di F. Bissolo ( sec. XVI), (vedere)discepolo del ben più famoso Giorgione, originario di Castelfranco, raffigurante Maria in trono con i santi Liberale, Floriano, Caterina e Barbara.

Antecedente alla chiesa, fu costruita la villa Ca' Balbi Preti (Villa del sec. XVIII), villa attualmente gestita dai Canonici Regolari Lateranensi ed adibita a scuola Media statale e seminario.

La storia moderna si rifà agli eventi bellici noti, la prima e seconda guerra mondiale, con il loro strascico di morti e sofferenze.

Per arrivare ai giorni nostri, quando il paese ha avuto un piccolo sviluppo, facendolo uscire dal suo secolare quieto vivere di campagna.

 

La popolazione attuale (1998) supera di poco le mille unità, con un pareggio tra nati e morti, in accordo con l'andamento del Nord Italia, non molto incoraggiante per il futuro dei nostri figli (se mi si permette un commento...).

Il centro dista circa 5 km da Castelfranco e 7 da Vedelago, i due comuni limitrofi più grandi.

L'altitudine sul livello del mare è di circa 45 m e il clima è di tipo continentale-mediterraneo.

L'attività economica prevalente è sicuramente quella dell'occupato nell'industria. Anche se gran parte del territorio è adibito a coltivazioni (mais, orzo, soia e vigneto le principali), la meccanizzazione dell'agricoltura ha introdotto un drastico crollo degli occupati nel settore, un tempo nervo principale della vita paesana. Vi sono alcuni laboratori di falegnameria e maglieria, nonchè officine e carrozzerie, niente che comunque vada oltre le 10 unità lavorative.

Importanti passi avanti ha registrato anche il settore terziario, in accordo con l'andamento generale nazionale, con l'apertura di alcuni agriturismo, moderno recupero della cultura contadina.